
Foto tratta da http://mnemonia.altervista.org
A casa mia la radio fa da sveglia e ci accompagna durante la giornata.
Rimane in sottofondo, però. A tavola, davanti ad un piatto o alla tazza, si parla. Tranne quando devo, per lavoro o deformazione professionale, concentrarmi su una notizia, mannaggia.
Capita pure che qualche parola uscita dall’apparecchio, “buchi” l’aria.
Stamattina è stato mio figlio, (tutto sua madre, eh!) a soffermarsi su un nome. Paolo Borsellino. “Mamma chi è? Perché lo hanno ucciso? “.
Non è facile spiegare…uso le parole “mafia” che avevo già cercato di spiegargli in precedenza. Poi “potere”. “Sono stati uomini che non si accontentavano di quello che avevano e volevano sempre di più”, gli dico. Lo so, mi sto arrampicando sui vetri. Il pensiero però va al Castello di Utveggio, all’agenda rossa sparita.
No, non è facile spiegare ad un bambino, come ha scritto stamani Lionello Mancini sul Sole24 che “l’attentato di Via D’amelio si colloca al centro dell’oscuro crocevia della “trattativa” tra Cosa nostra e lo Stato, quel “basta stragi in cambio di processi addomesticati e carcere meno duro”.
Come non è facile spiegare che, prima di lui, è stato ucciso l’amico Giovanni Falcone insieme a Francesca Morvillo, Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. E prima di loro, tanti altri uomini e donne che avrebbero reso questo Paese più giusto e libero.
Mi sono salvata, in corner, promettendo di fargli vedere un cartone animato. Mi sono ricordata di quella clip lanciata, circa un anno fa in questi giorni, dalla RAI, “Giovanni e Paolo e il mistero dei pupi”.
Già, “il mistero dei pupi”, mai titolo è stato più appropriato.
N.b. Per non dimenticare http://www.19luglio1992.com/
[…] la cosa più grave è che non riesco a rispondere alle domenare di mio figlio. Un anno fa mi chiedeva chi era Paolo Borsellino, oggi mi chiede “perché l’ hanno ucciso, […]