Dopo 18 giorni di pre-campagna elettorale, posto qualche considerazione.
Primo. La politica, intesa come quell’attività svolta per il bene della comunità dei cittadini, senza alcun interesse personale, è scomparsa completamente nello scenario di brutture, volgarità, incongruenze, inconsistenze a cui si è assistito da dicembre in poi, nel sistema massmediatico. Tutto sommato durante la campagna per le primarie regionali e nazionali i candidati avevano dato il meglio. Ci siamo trovati a fare i conti, invece, in questa prima parte di anno, con una classe politica onnipresente che neppure mitiga con qualche sogno televisivo o di cartone la sua aspirazione al potere. Così impegnata a spartire posti e liste, nomi e simboli, si è dimenticata dell’oggetto stesso della sua esistenza: il popolo, i cittadini, il quarto stato, la gente, i bambini.
Secondo.L’informazione ha un ruolo delicatissimo in questo contesto. Eppure sembra che tutti, dai colleghi più illustri a quelli emergenti in cerca di visibilità, si limitino ad amplificare la voce del potere. Abbiamo assistito al brutto spettacolo di una “casta” giornalistica prona, piegata, ridanciana ed ossequiante. Che raramente si ricorda di chiedere ai politici ospiti dalla radio alla tv, dalle sei del mattino fino alle tre di notte, delle loro precise responsabilità, rispetto ad un paese al tracollo. Chiedere di prevenzione, istruzione, formazione, merito, lavoro. Parole annegate nelle difficoltà quotidiane di chi non ha privilegi e deve fare ancora i conti con l’ aumento di tasse, ticket, licenziamenti e che ha già assistito ad una drastica diminuzione di servizi e sostegno delle famiglie, di un sistema welfare allo sbando per bambini, ragazzi, donne, disabili, anziani. Di chi, parliamoci chiaro, non riesce a creare una lobby.
Terzo. La bellezza non c’è, è assente. Pochissimi candidati (e pochissima stampa) hanno fatto lo sforzo di rappresentare e sostenere quel Paese migliore che non è sotto i riflettori. Pochissimi hanno dato voce a chi si impegna in prima persona nella scuola in disfacimento, nei luoghi di lavoro, davanti ad un PC, nei luoghi di cultura, nell’associazionismo, per non arrendersi al brutto, all’indecente, allo sporco, all’inquinamento, alla violenza, all’egoismo. Pochissimi sono partiti dalle buone pratiche già esistenti nei territori e le sostengono. Pochissimi non hanno rinunciato a parlare di futuro per le nuove generazioni, ambiente, cultura, lavoro senza veleno. Anzi, alcuni di essi, proprio per questo, scorrendo le liste dei candidati alle elezioni Parlamentari, sono stati congedati.
Conclusione. Il momento di crisi è davvero duro, sotto ogni aspetto. Morale, politico, etico, sociale, culturale, non solo economico. Eppure non possiamo rinunciare ad una prospettiva, un sogno. Saremmo morti altrimenti. Anzichè annichilirci davanti alla TV o sui SocialNetwork, forse ci converrà usare il nostro esiguo tempo per individuare tutti coloro, anche tra quelle tristi liste elettorali, che hanno una visione a noi comune, positiva, migliore, bella. Usiamo in maniera utile gli strumenti della rete, la solidarietà, la nostra intelligenza, il nostro bisogno di bellezza e alziamo la testa.
Come al solito, quello che si è visto (e sentito), è stato solo un voler attaccare gli avversari. Non ho sentito di un solo programma da operare (solo tre gg dopo le elezioni il PD indica 7/8 punti per far fronte all’emergenza; il PDL parla di marce contro la magistratura e il Centro “brancaleone” si è mutato in una macchietta patetica anti berlusconiana. Non si è parlato di Scuola (che cade a pezzi e che dovrebbe diventare il nostro baluardo di rinascita), non si è parlato di Sanità (devastata e assente ler lo più in ogni regione), non si è parlato di BBCC e di tutta quella decadenza che sta spazzando via il nostro Patrimonio (che da solo potrebbe costituire la nostra fonte di reddito per risollevare l’economia).
Ma di tutto ció non si parla. Il Bene Comune, l’Etica e la Democrazia, non hanno più voce in capitolo; e intanto la mostra Società muore. È una devastazione Socio/culturale senza precedenti.