No. Non era un “personaggio famoso”, Pino Daniele. Era, e sembra già assurdo parlarne al passato, semplicemente un grande artista.
Come la vecchia critica ci insegna, la grandiosità dei maestri sta sia nella semplicità che nell’universitalità delle loro opere, siano esse letterarie, teatrali, musicali e visive.
E Pino partendo dalla lingua più tradizionale come quella napoletana, dalle note di mandolini ed accordi di chitarra scossi da ritmi blues e pop ha profondamente innovato il canone della musica contemporanea italiana.
Mettendo nei suoi testi quelle poesie, quegli scorci di vita che noi, che siamo di quella generazione nera a metà, abbiamo memorizzato in ogni istante della nostra vita.
Quel nero a metà che è anche specchio e orgoglio di una meridionalità consapevole e sfrontata. Almeno così è stato per me, figlia di siciliani emigrati al nord, che ha riscoperto l’altra parte di sè, quella eccessiva, fantasiosa ma piena di energia e calore, con la bellezza di poterlo cantare a squarciagola, senza doversi vergognare.
E che stonando le sue canzoni, un po’ in inglese, un po’ in parteneopeo, ma piene di riscatto, libertà, voglia di cambiare e mai di arrendersi, ha pensato che davvero avrebbe potuto essere diversa dai padri e dagli avi che la volevano sottomessa.
Pino è stato, per me, e per tanti di noi di quella generazione lì, la libertà, ma anche la consapevolezza di un cambiamento possibile, senza dimenticare le proprie radici. É stato poi la dolcezza e l’amore, il desiderio di un figlio che non arrivava e anche quella leggerezza degli anni novanta che non tornerà più.
Oggi quello che resta intorno a noi è ancora “un mondo da cambiare”, con un risveglio sempre più amaro.
Ma resta la voglia di insegnare ai nostri figli la sua musica.
Perchè non possiamo smettere di lottare. E sperare che cambierà.
…E per sognare poi qualcosa arriverà…
Già proprio così…ciao Lois grazie di essere ripassato di qua….